Formello conserva un piccolo nucleo medioevale, con stradine, scalinate e piazzette, che offrono scorci di straordinaria suggestione. Il cuore del paese può essere considerata la Piazza San Lorenzo, con il Palazzo Chigi, il cui attuale aspetto è frutto di una serie di trasformazioni ed ampliamenti succedutesi nei secoli. Sorse come un piccolo castello, per scopi difensivi e di avvistamento, intorno alla fine del Duecento, quando il feudo di Formello era di proprietà degli Orsini. Nel Quattrocento, come richiedeva il tenore di vita più raffinato l’edificio venne adeguato ad esigenze di carattere residenziale. Ospite del castello fu il pontefice Giulio II, che nel 1506 vi fu accolto dalla figlia Felice, sposa del signore di Formello, Giordano Orsini. Il 5 settembre 1661 il cardinale Flavio ed i principi Mario ed Agostino Chigi acquistarono il feudo per 345 mila scudi e cominciarono immediatamente radicali lavori di ristrutturazione del palazzo, diretti dall’architetto Felice della Greca. Nel 1681 i lavori potevano dirsi ultimati, anche per quanto riguarda l’accurata decorazione pittorica, per cui si avvalse di numerosi artisti, come Francesco Milizia, Giovanbattista Laurenti, il fiammingo Giovanni Mompeo e Paolo Albertoni.
Adiacente al palazzo è la cinquecentesca chiesa di San Lorenzo, che conserva un preesistente campanile romanico a due piani con bifore e cornici decorative. Formello si trova in un’area densa di memorie storiche ed archeologiche, appartenuta nell’antichità all’etrusca Veio. Dopo la caduta di Veio, avvenuta nel 396 A.C., il territorio passò sotto il dominio romano ed Augusto vi costituì un Municipio. La vita nella zona continuò anche nell’Alto Medioevo, grazie soprattutto alla domusculta Capracorum, fondata nel VIII secolo dal pontefice Adriano I.
Cinzia Dal Maso, Museo di Formello Lavori in corso, in “Italia”, Roma, 22 gennaio 2002, p. 4).
“Un paesaggio non ancora stravolto, come quasi ovunque, da una urbanizzazione incalzante, spesso caotica e senza regole, ma certamente insidiato da una sorta di repentina mutazione genetica del paese: fino a vent’anni fa, piccolo borgo abitato da pecorari e contadini timorosi di avventurarsi fuori porta, e oggi centro industriale in fiorente espansione, ricco di traffici e di commerci, oltre un diffuso benessere. Di per sè positivo, com’è ovvio, se non recasse i germi del consumismo di massa con i pastori passati anch’essi dal “butto” dell’età etrusca al fuoristrada climatizzato e del fatale dissolvimento di quei costumi semplici e frugali, di quella rara umanità che connotava gli antichi formellesi.
Da tale mutazione, per fortuna, il paesaggio è per gran parte indenne, nella Valle del Sorbo, a Monte Aguzzo, alle Perazzeta; nelle campagne votate ancora all’agricoltura, nelle “macchie” e nei boschi ancora tutelati dalle leggi: in quello spazio naturale che può ancora tradursi, per chi ne avverta la straordinaria suggestione, in una poetica geografia dell’anima”.
Domenico Petrocelli,
Fiori e paesaggi di Formello, catalogo della mostra, Formello, 1999