GLI INCISORI VISIONARI DI PARIGI
di Michel Random
C’è un fatto insolito in questo momento a cui dobbiamo prestiamo attenzione. Dei giovani molto dotati sono apparsi un po’ dappertutto: Austria, Germania e Italia ne conoscono alcuni. A Parigi, essi costituiscono una specie di famiglia spirituale. Si chiamano Erik Desmazières, Yves Doaré, Jacques Houplain, Jean-Martin Bontoux, Georges Rubel, Jean-Pierre Velly e il loro maestro, o meglio amico, Le Maréchal. Essi hanno in comune il fatto di aver riscoperto la nobilta della lastra di rame, di farvi scaturire con il bulino, l’acquaforte o la punta secca delle opere in cui la dignità del tratto, la bellezza del nero e del bianco compongono delle visioni, dove tutto e detto in un estremo rigore. Una generazione esigente dunque, che esprime una coscienza nuova delle cose da dire. È soltanto dopo quattro, cinque, alle volte otto mesi o più, che essi licenziano una incisione.
Georges Rubel, Yves Doaré, Jean-Pierre Velly e Erik Desmazières rappresentano la nuova generazione. La loro età media è di circa trent’anni. Essi esprimono limiti, tensioni dell’essere, che sono quelle del desiderio e della morte.
Basta vedere l’opera di Yves Doaré. Che dire di queste masse umane che egli solleva, stira, deforma, delle rotture inaudite nelle quali la presenza del bulino è evidente come uno scalpello. L’uomo e la crosta terrestre sono tutt’uno. Doaré è un visionario possente. Respira agevolmente in tutti i cataclismi (creazione o apocalisse) in cui l’uomo torna alla materia, diviene lava ardente, in cui il grido prorompe tanto più disperato quanto più è soffocato.
Come Doaré esprime il continuo e irresistibile divenire delle cose, così Georges Rubel si sente a suo agio in un mondo stagnante di lente fermentazioni. II suo modo di vedere la vita non e ne frattura ne eruzione, bensì una inquietante ebollizione di coltura, un magma di vite larvali, di omuncoli, di forme equivoche e indecise, a meta uomini a meta insetti, fra le quali Rubel sembra portare in giro con grande indifferenza lo spleen di un nuovo romanticismo. Egli ama sia l’incertezza delle forme che quella dell’essere: il mondo contemporaneo non e che ambiguità, bene rappresentata dal tratto della sua incisione. Certamente egli mette molta cura nell coltivare questo romanticismo dell’orrore, nel descrivere un presente in cui tutto e morte e decomposizione. La vita e la resurrezione esistono, ma sono ben lontane. Due cadaveri copulano al di sopra di questo universo di grandi febbri, derisione supplementare dell’amore, la dove tutto è nello stesso momento carnefice e vittima.
In Jean-Pierre Velly la visione si installa nel tempo presente. II divenire consiste per lui nel portare la nostra epoca alle sue estreme conseguenze. Così egli sviluppa l’immagine di un pianeta soffocato dai suoi detriti. E questi detriti Velly li ama al punto da inciderli a migliaia come granelli di polvere infernale, che, dopo aver invaso la terra, turbinano in uno spazio allucinato fino a velare il sole. E’ vero che la grandezza maestosa dell’albero è là, che l’immensa nube bianca scivola in un cielo immutabile. Ma orde umane invadono tutti gli orizzonti e fuggono senza sapere dove. Del resto a che serve fare o non fare, fuggire o non fuggire. Gli esseri umani si sono essi stessi cambiati in detriti, vivi e morti, divenuti a loro volta oggetti.
Questa visione di un niente assurdo, terribilmente presente, che Jean-Pierre Velly descrive con un rigoroso classicismo, diventa diffusa e trasparente in Le Maréchal. Per lui tutto è segno: l’angelo dell’ultimo Giudizio sorveglia questo mondo del Niente organizzato, che si chiama il Dollaro, l’Empire State Building o l’ultima Goccia (di inquinamento?) che ucciderà i mari. Ma dire questo non basta a capire chi è Le Maréchal. In lui tutto e ascolto e tutto e segreto. L’Apocalisse per Le Maréchal è gia cominciata, ma la luce di un altro mondo esiste e la strana trasparenza delle sue opere e del suo essere appare come la redenzione di un universo condannato.
Non è per caso che una lunga amicizia lega Georges Rubel e Jean-Pierre Velly a Le Maréchal. Essi apportano ciascuno una faccia di uno stesso messaggio. E André Breton, che teneva Le Maréchal in grande stima, gli consacrò in occasione di una mostra da Raymond Cordier una prefazione, riprodotta poi in «Le Surréalisme et la Peinture» (Gallimard ed.).
Tuttavia, per gli incisori «fantastici» di Parigi, il surrealismo è gia lontano. Se si considera che il surrealismo illustra di preferenza il bizzarro o il sogno, gli incisori di cui parliamo testimoniano di una ispirazione più segreta, più interiore. In essi la linea diventa segno, il segno costruisce l’immagine come un simbolo, il simbolo mette in discussione l’universo e il tutto si traduce in una visione grafica in cui contenuto e forma si legano naturalmente. La costruzione del soggetto e spesso di ispirazione classica in Erik Desmazières e Jacques Houplain: la linea sposa la curva barocca, ma in ogni caso essa e come una freccia tirata verso il fondo: quello che importa è l’ampiezza della visione espressa, l’alleanza magica di ciò che si usa chiamare la forma e il contenuto, Quale nome dare, dunque, a una tale generazione di incisori che esprimono nello stesso tempo il fantastico e il visionario?
Non c’è che da vedere l’opera di Erik Desmazières. La visione di città giganti che crollano, si dissolvono, scosse da immensi sconvolgimenti, di volte colte nel pieno della loro caduta, sono delle seconde realtà situate in quale passato, annunciatrici di quale future? Perché in Desmazières la singolarità è rappresentata precisamente da questa sottile mescolanza di tempi, al punto da creare un tempo fuori dal tempo dove l’antico e il nuovo si completano e si rispondono. Desmazières è forse lui stesso questo sognatore sveglio che egli evoca con gli occhi bendati e una candela in mano, mentre attraversa la città su di un esile asse lanciato tra le case. Immagine archetipa per eccellenza. L’iniziato sa che un filo invisibile conduce i suoi passi, la luce interiore è la vera realtà.
Jacques Houplain si pone in questo margine di realtà indecisa tra visibile e invisibile, la sua opera si apparenta ad un realismo del meraviglioso dove tutto è vita. Una leggerezza sorprendente esiste nelle opere in cui il fantastico respira il naturale. Così nei suoi aerei castelli di corallo, incastonati di mille occhi, dove tutto guarda. Houplain e un alchimista che combina le presenze di mondi suggeriti, appena evocati, dalla punta del sogno e del bulino. Assomiglia a quei vecchi saggi sorridenti la cui giovinezza è eterna. È un uomo che percepisce più di quanto non dica, e ciò che dice trema interiormente, come dotato di vite troppo intense e contenute.
Ai margini di tutti bisogna parlare, infine, di un alerte provocatore: Jean-Martin Bontoux, a metà strada tra il surrealismo e la patafisica. Figlio spirituale di Jarry di cui ha superbamente illustrate Ubu-Roi, Bontoux si avvicina ai visionari fantastici nella misura in cui il suo umorismo fa scoppiare e traboccare un Reale enorme, dal venire smisurato, quello dei beni del mondo. Quando smette di ridere o di sghignazzare, Bontoux si lascia trascinare dalle Orde e dalle Furie scatenate che ossessionano il pianeta. Visioni da incubo per un viaggio dopo la morte.
Bisogna trovare un punto di conclusione per questa famiglia di giovani e più vecchi spiriti che, a dispetto del loro mondo a volte ossessivo, avanzano verso larghi orizzonti? Si dovrebbero senza dubbio citare alcuni amici assenti, come Philippe Mohlitz la cui opera incisa è considerevole, e François Lunven, morto nel 1971 a 29 anni.
Questa mostra e molto più di un fatto di circostanza: e fatta per segnare un punto. Un gruppo esiste, una visione si estende e si attualizza, opera dopo opera una totalità possente appare. Ed e quello che bisognava far conoscere e presentare.
MICHEL RANDOM
Nato nel 1933 (e deceduto nel 2008), Michel Random era allo stesso tempo scrittore e regista. Si deve a lui la riscoperta in Francia del «Grand Jeu», cui ha dedicate un saggio e un’antologia «Découverte du Grand Jeu» (Denoël editore), cosa che ha riacceso l’interesse per l’opera dei suoi creatori che furono René Daumal, Roger Gilbert-Lecomte ed alcuni altri. Già in “Les Puissances du Dedans” (Denoël editore) Michel Random aveva iniziato questo studio sullo scrittore moderno in cerca di se stesso.
Come regista televisivo, ha dedicate quattro ore di film ai grandi scrittori italiani: Italo Calvino, Leonardo Sciascia, Ignazio Silone, Eugenio Montale, Luigi Malerba, Carlo Levi ecc. È anche autore di sei ore di film sui Grandi del Cinema Italiano, fra cui i due ultimi «Ritratti» di Pier Paolo Pasolini e Luchino Visconti.
Nel campo dell’arte, Michel Random ha appena finito dopo due anni di ricerche e di lavoro, un film di due ore «L’Art Visionnaire”, senza dubbio il più attuale e intemporale sguardo sull’albero stesso della visione.
JEAN-MARTIN BONTOUX
Nato nel 1927 a Saint-Marcellin nell’Isère, vive a Parigi dal dopoguerra. Dedicatosi inizialmente alla pittura, si consacra in seguito all’incisione che apprende nello atelier di Cami alla Scuola di Belle Arti e poi in quello di Friedlander. Nel 1947 scopre il surrealismo, in occasione dell’esposizione internazionale alla Galerie Maeght e l’anno dopo incontra André Breton e comincia a frequentare regolarmente le riunioni del gruppo surrealista, da cui si staccherà nel 1950.
Nel 1951 partecipa all’attività del gruppo di psicanalisi della Maison des Lettres a Parigi, orientata verso la psicologia del profondo. Dieci anni dopo incontra l’équipe belga di «Fantasmagie» e comincia a partecipare alle iniziative del Centro Internazionale dell’Attivita Fantastica e Magica con mostre e pubblicazioni fino al 1971 (Salons «Fantas Magie» a Bruxelles e mostre in molte città europee). Ha illustrato molti libri, tra i quali Ubu-Roi di Alfred Jarry, e collaborato a molte riviste. È deceduto nel 2002.
MOSTRE
Salon d’Automne - Parigi, 1960
Salon des Indépendants - Parigi, 1961
Le Trait - Société des Peintres - Graveurs et Lithographes Indépendants - Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris - 1962, 1964, 1970 (alle Halles)
Maison des Lettres - Parigi, 1961
Museo di Budéjovice - Cecoslovacchia, 1967
Galerie Le Soleil dans la Tête - Parigi, 1970
Galerie Librairie Shakespeare - Parigi, 1972
La Mandragore - Bordeaux, 1972
Galerie Condillac - Bordeaux, 1974
ERIK DESMAZIERES
È nato a Rabat (Marocco) nel 1948. Frequenta l’Institut d’Etudes Politiques de Paris fino al 1971. L’anno dopo comincia a seguire i corsi dell’Atelier de Gravure de la Ville de Paris, sotto la guida del professore Jean Delpech e da quel momento si dedica unicamente all’incisione.
MOSTRE COLLETTIVE:
Galerie Fontaine - Parigi, 73 e 74
Galerie Bijan Aalam - Parigi, 1974
Galerie Bernard Letu - Ginevra, 76
MOSTRE PERSONALI
Galerie Bernier - Parigi, 1974
Galerie Bernard Letu -Ginevra, 1975
YVES DOARE
Nato nel 1943 a Roche-Bernard (Morbihan), abita dal 1969 nei sobborghi di Parigi. Di formazione scientifica e professore di matematica, e autodidatta in materia d’arte e pratica l’incisione a bulino dal 1970.
MOSTRE
Salon des Artistes Français: 1970, 1971, 1972, 1973
Salon National des Beaux Arts, 1973
«Le Trait”, 1973
Jeune Estampe Contemporaine - Bibliotheque Nationale, 1973
Jeune Gravure Contemporaine, 1974
Librairie-Galerie Fontaine – 1973,1974, 1975
Galerie G (4 Tecniche - 4 Artisti), 1973
Galerie K - 1974, 1975
Galerie Schremer Letu - Ginevra, 1976
Rabat - 1969 (disegni)
Galleria Sumers, New York, 1975
Premio della Societe Française de Gravure, 1973
Premio Florence Gould di incisione, 1974
Premio Jurors Award 2nd New Hampshire International, 1974
Casa de Velasquez, 1976
JACQUES HOUPLAIN
«Per la biografia, e sufficiente sapere che sono nato quando il secolo non aveva che vent’anni, sulle falaises calcaree di Normandia, la dove Braque ha trovato il suo ritiro. Un incidente prima dell’inizio della scuola, poco dopo ero rinchiuso nella capitale dove ho subito la scuola e poi il liceo senza gran piacere; ho respirato un po’ meglio alla scuola di Belle Arti, soprattutto per la amicizia con i compagni; durante l’occupazione (tedesca) ho approfittato di questo come buon pretesto per perdermi nella natura; al ritorno l’incisione mi ha afferrato e non mi ha più abbandonato” (da una lettera a Michel Random).
Nato a Luneray nel 1920, Houplain ha cominciato a incidere nel 1945. Nello stesso anno espone al Salon d’Automne e nel 1946 diventa membro della Societa «La Jeune Gravure Contemporaine”, di cui e ora presidente.
Verso il 1950 espone alia Società des Peintres Graveurs Français e ne diventa membro. È vice presidente del Comité National de la Gravure Française, cui si era iscritto nel 1955.
Professore di Storia dell’Arte dal 1953, ha creato nel 1960 un atelier d’incisione per i giovani al Musée des Arts Decoratifs. Ha illustrato molti libri, tra i quali “Les Chants de Maldoror”, “La Genesi”, Ronsard, Camus.
MOSTRE
Museo Boymans - Rotterdam
Prenten Kabinet - Leida
Museo Rath - Ginevra
Museo di Poitiers
Biblioteca di Mulhouse
Galerie Guiot - Parigi
Galerie Le Garrec - Parigi
Galerie Frappier - Parigi
GEORGES RUBEL
È nato a Parigi il 5 febbraio 1945. Comincia a studiare lettere e lingue orientali, ma ben presto smette per dedicarsi all’arte. Incontra nel 1965 Jacques Le Maréchal, che gli darà le prime nozioni di pittura e di incisione. Nel 1972 frequenta l’Atelier de Gravure de la Ville de Paris a Montparnasse, seguendo i corsi del Maestro Jacques Delpech e decide di consacrarsi unicamente all’incisione e al disegno nello stesso tempo.
MOSTRE:
Fantastic Reality - Seattle, USA, 74
Gravures 74 - Galerie Fontaine, Paris, 1974
La Nuit sera blanche et noir... - Galerie Roger Kowalski, Lyon, 1974
Henderson Museum - University of Colorado, Boulder USA, 1974
Selezione del First National Print and Drawing Competition, 1974
La Jeune Gravure Contemporaine: taille douce en noir et blanc
Musée d’Art Moderne, Paris, 1974
Sang d’Encre - Galerie Roger Kowalski, Lyon, 1975
Galerie Française Friedrich - Colonia, Germania, 1975
Selezione del Prix Florence Gould -
Academie des Beaux Arts, Paris, 1975
Selezione del Prix David-Weill (disegno) - Academie des Beaux Arts, Parigi, 1975
Galerie Alice Moller - Copenaghen, Danimarca, 1976
Parc National d’Armorique, Bretagne, 1976
Diversité de la gravure – Club Wizo, Parigi, 1976
JEAN PIERRE VELLY
È nato a Audierne in Francia nel 1943. Ha studiato alle Belle Arti di Tolone e di Parigi. Nel 1966 ha vinto il primo Grande Premio di Roma per I’incisione. Ha lavorato a Villa Medici dal 1967 al 1970. Vive e lavora a Formello.
MOSTRE
Galerie Vanel - Tolone, 1965
Anlikerkeller - Berna, 1968
Transart - Milano, 1969
Galleria Don Chisciotte - Roma, 1970
Galleria Davico - Torino, 1971
Galleria La Chiocciola - Padova, 1971
Tony Bretchbull - Greenchen, 1972
Galerie Schindler - Berna, 1972
Galerie Fouillen - Quimper, 1973
Galleria Don Chisciotte - Roma, 1974
Galleria Forni - Amsterdam, 1975
Galerie des Grands Augustins - Parigi, 1976