Velly     Giorgio Soavi (1984)
 
 
     Giorgio Soavi


Jean-Pierre Velly , dans Epoca , a. XXXV, n. 1749,

Milan, 13 avril 1984 (extraits), trad P.H.


« J’ai dit d’abord qu’il n’y avait rien de décadent, parce qu’il n’y rien de pourri ni de décomposé dans ses dessins. On croirait que son herbier vient à peine d’être cueilli, et l’oeil de Velly le regarde à chaque fois comme un adolescent face à la grande découverte des plantes de notre planète. Chaque plante vient, nécessairement, d’un lopin de terre de Dürer, comme on peut dire qu’un lapin est Dürer. Il s’ensuit donc que ce lapin n’est rien d’autre que la variante de ce thème. Mais les fleurs et l’herbier de Velly ne sont pas transparents comme les chefs-d’oeuvres de Dürer, mais faits de chair, d’une viande verte, pleine de filaments odorants, avec de l’eau à l’intérieur et des brins d’herbes que l’on aurait mastiqué des milliers de fois, en attendant toujours le moment où sa saveur amère particulière se déposerait dans notre bouche. Une sensation anthropophage naît au regard de ces aquarelles, que je mangerais une par une, lentement, en rejoignant un endroit lointain, une marche exténuante mais en compagnie extraordinaire des forces de la nature.


[...]Ses dessins suscitent en moi la même ferveur avec laquelle se regardent les scènes de la peinture dite sacrée, l’Annonciation, la nativité, la création. Stupeur et ferveur. Le monde est en train de fermenter mais ne court pas vers la catastrophe. Il a été arrêté un moment afin de pouvoir contempler une créature à peine née, et l’air qui est suspendu autour de cet événement est l’air qu’on respire quand on regarde la bravoure avec laquelle Jean-Pierre Velly a représenté ses plantes. »

 

Albrecht Dürer

Touffe d’herbes, 1503, Aquarelle et gouache sur papier, Vienne, Musée de l’Albertina

     Giorgio Soavi


Jean-Pierre Velly , in Epoca , a. XXXV, n. 1749,

Milano, 13 aprile 1984.


“Prima ho detto che non c’era nulla di decadente perché non c’era, e non c’è, nulla di marcio, di decomposto nei suoi disegni. Credo che il suo erbario sia stato appena colto e in ogni caso l’occhio di Velly lo guarda come se si trovasse, lui adolescente, di fronte alla grande scoperta delle erbe che circondano il nostro pianeta. Ogni erba dritta in piedi parte, necessariamente, dalla zolla di Dürer, così come un coniglio è Dürer. Ciò che segue quel coniglio non e altro che la variante di quel tema. Ma i fiori o l’erbario di Velly non sono trasparenti come quelli del capolavoro di Dürer ma di carne, una carne verde, piena di filamenti odorosi, con dentro un acqua e i suoi fili d’erba li abbiamo masticati durante una gita migliaia di volte, sempre aspettando il momento in cui quel particolare sapore amaro si deposita sulla nostra bocca. Una sensazione antropofaga mi suggestiona guardando questi acquarelli che mangerei, uno per uno, lentamente, mentre sto camminando per raggiungere un posto lontano da qui, una camminata quasi estenuante ma di straordinaria compagnia con le forze della natura.




… I suoi disegni suscitano in me lo stesso fervore con il quale si guardano le immagini della pittura cosiddetta sacra, l’annunciazione, la natività, la creazione. Stupore, fervore. Il mondo sta ribollendo ma non corre verso la catastrofe, è stato fermato o si è fermato un attimo per contemplare una creatura appena nata, e l’aria che sta sospesa intorno a quell’avvenimento è l’aria che si respira quando si guarda la bravura con la quale Jean-Pierre ha disegnato le sue erbe”.

 

Giorgio Soavi (Broni, Pavia 1923-Milano 2008), poeta, scrittore e giornalista italiano. Nella sua produzione si alternano la poesia e la prosa, entrambe contrassegnate da un’osservazione caustica ma garbatamente ironica della realtà e del male di vivere. Fra i libri di poesia si ricordano La moglie che dorme (1963) e Poesie per noi due (1972); fra i romanzi, Un banco di nebbia (1955), La giovane signora e la sua bicicletta (1974), Sogni di gloria (1980), Il conte (1984). Confluiscono nella sua attività di giornalista e di critico, come esito della sua sensibilità per le arti figurative e plastiche, i medaglioni e ritratti di artisti contemporanei, tra cui Giorgio de Chirico, Alberto Giacometti, Francis Bacon, Balthus, che egli ha scritto soprattutto nell’ultimo periodo.

previous                          next


dello stesso autore


leggere Jean-Pierre Velly (1984 dans Epoca) in italiano


leggere  La luce all’ombra della quercia (1990)       


leggere Il quadro che mi manca         

                      

leggere Fiori d’inverno                                               


leggere “Com’era tragico il mio tramonto” 1991


leggere Vellicarsi con Velly


leggere Bellezza Antica


leggere   La realtà oltre l’immagine  2002