1991
Le Revest, 5 gennaio
Hommage à Jean-Pierre Velly; l’Associazione Elstir raduna una ventina di incisioni per una mostra nei dintorni di Tolone, organizzata da Michel Prioun, amico dell’artista fin da liceo a Tolone
Bologna, 23 febbraio - 13 marzo
Galleria Forni,
Maestri contemporanei italiani e stranieri.
E esposto: Paesaggio, 1990, acquarello, cm. 75,5x106.
In catalogo un testo di Raffaele Monti.
Milano, settembre. Esce, per l’Editoriale Giorgio Mondadori, a cura di Paolo Bellini, il volume Arte Fantastica e incisione, sugli incisori visionari dal XV al XX secolo. Un capitolo, a cura di Silvia Dell’Orso, è dedicato a Jean-Pierre Velly.
Romaa, 16 ottobre- 15 novembre, Galleria Don Chisciotte,
Ommagio a Jean-Pierre Velly.
Vengono esposti, come da recensioni apparse in occasione della mostra, 11 acqueforti, 7 acquarelli di paesaggi, 1 disegno di un nudo femminile, 2 disegni di alberi, 1 autoritratto; come da immagini in catalogo:
Paesaggio, 1990, acquarello, cm 67x95;
Albero n.5, 1990, inchiostro, cm 100x70;
Tramonto, 1990, acquarello, cm 43x51,5;
Qui sait?, 1973, acquaforte, 1973;
Sole rosso, 1990, acquarello, cm 70x98;
La chiave dei sogni, 1966, bulino;
Trinità dei Monti, 1968, acquaforte;
La burrasca,1990, acquarello, cm. 34x51,5;
Vecchio albero, 1989, inchiostro, cm 100x70;
Massacro degli innocenti, 1970-71, acquaforte, mm 300x400;
Rudere, 1990, acquarello, cm 54x35;
Vaso di flori, 1990, acquarello, cm 100x70.
Il catalogo, curato da Giuliano de Marsanich, contiene un’antologia critica, con testi di Giorgio Soavi (1990), Leonardo Sciascia (1978), Jean Leymarie (1984), Alberto Moravia (1984) , Marisa Volpi (1986), Vittorio Sgarbi (1987), Giorgio Soavi (1988), Roberto Tassi (1989), il dialogo con Jean-Marie Drot del 1989 ed un manoscritto di Velly, relativo al racconto qui trascritto fedelmente:
Quando il bambino guarda la montagna
Marisa Volpi ricorda:
Jean-Pierre ha scritto un racconto inedito. Quando il bambino guarda la montagna; il protagonista muore a novanta anni. ... Singolarmente bella è nel racconto l’idea del tempo: un attimo dall’infanzia a novant’anni, e vi campeggia un solo episodio. Il bambino vince, stupefatto di sé, un gran numero di bilie, colpendo sempre il bersaglio. Poi, giocando con frammenti di pietra combacianti, ricostruisce pazientemente un’intera montagna bianca e muore stringendo vecchissimo una bilia con la mano scarna. Forse Velly, anche lui, ha colpito sempre il bersaglio ed è morto stringendo in mano la sua bilia bianca, la perfetta piccola sfera, il centro vuoto della montagna, di cui solo lui conosce il segreto.
(cfr. Marisa Volpi, Velly notturno e diurno, in Giuliano de Marsanich, a cura di, Jean-Pierre Velly, catalogo della mostra, Accademia di Francia a Romaa, Fratelli Palombi Editori, Romaa, 1993, p.17).
Vito Apuleo recensisce la mostra: Paesaggi e ombre lunghe in un crepuscolo di luce, in «Il Messaggero», Romaa, 21 ottobre 1991).
Enzo Bilardello, Dagli antichi nascono le incisioni di Velly, in «Corriere della Sera», Milano, 29 ottobre 1991).
Parigi, ottobre.
Michel Random pubblica, presso Philippe Lebaud Editeur,
L’Art Visionnaire, con la seguente dedica:
“Questo libro è dedicato a Jean-Pierre Velly che dal fiore alla stella sapeva creare - una sola visione, - che sapeva incarnare fino al tragico - la bellezza infinita, - che fu, - che è diventato - questo oceano.”
Nel testo, arricchito da molte riproduzioni di opere di Velly, scrive
1992
Guidonia Montecelio (Romaa), 19 settembre-20 ottobre,
Chiostro del Convento del San Michele, Grafica d’Arte.
La mostra accoglie le incisioni realizzate dalla Scuola Libera dell’Istituto Montecelio di cui ha fatto parte dal 1984 al momento della scomparsa.
Viene esposto:
Arbre, 1979, acquaforte e bulino su rame, esemplare 83/100, (ill.)
Bologna, 20 dicembre 1992-20 gennaio 1993,
Galleria Forni Tendenze, Jean-Pierre Velly.
Sono esposte:
1.La chiave dei sogni, 1966, bulino su rame, (ill.);
2.Martenité au chat, 1967, acquaforte e bulino, (ill.);
3.Trinità dei Monti, 1968, bulino su rame, (ill.);
4.Métamophose II, 1970, bulino e acquaforte, (ill.);
5.Massacre des innocents, 1970-1971, bulino e acquaforte, (ill.);
6.Fleurs, 1971, bulino su rame, (ill.);
7.Les temples de la nuit, 1979, bulino su rame e acquaforte, (ill.);
8.Arbre, 1989, bulino su rame, (ill.).
Il saggio in catalogo è di Silvia dell’Orso che ripropone, con alcune varianti, il testo già pubblicato in Arte fantastica e incisione, del 1991.
Nicoletta Magnoni recensisce la mostra:
“Il suo segno ha siglato mondi dove il possibile coesiste con l’impossibile. La sua mano ha creato luoghi in cui i contrasti si sono dati appuntamento. La sua poetica ha unito e separato universi opposti e lontani in un’unica superiore sintesi, la visione. Così dove è passato il bulino di Jean-Pierre Velly le immagini punti, le linee hanno inciso il tratto della ricchezza, del capriccio, del movimento”.
(cfr. Nicoletta Magnoni, Il mondo segnato con il bulino,
in «Il Resto del Carlino», Bologna, 30 dicembre 1992).
1993
Romaa, 25 marzo-28 aprile,
Galleria Don Chisciotte, Jean-Pierre Velly.
Sono esposte:
1.Main Crucifiée, 1964, acquaforte, (ill.);
2.Etude de pied en croix, 1965, acquaforte,.;
3.Vieille femme, 1966, bulino, (ill.);
4.La clef des songes, 1966, bulino,.;
5.Mascarade pour un rire jaune, 1967, acquaforte, bulino.;
6.Valse lente pour l’Anaon (triptyque), 1967, acquaforte, bulino,
7.Maternité au chat, 1967, acquaforte, bulino, (ill.);
8.Rosa au soleil 1968, acquaforte, bulino;
9.Trinità dei Monti, 1968, acquaforte, bulino, (ill.);
10.Femme, 1969, bulino, 300x400 mm. (ill.);
11.Tas d’ordures, 1969, acquaforte, bulino;
12.Senza rumore II, 1969, acquaforte, bulino, 345x250 mm.;
13.Suzanne au bain, 1970, acquaforte, puntasecca;
14.Petit crane, 1970, acquaforte (ill.) ;
15.Débris, 1970, bulino, 85x140 mm.,
16.Métamorphose I, 1970, acquaforte, bulino, puntasecca,
17.Métamorphose II, 1970, acquaforte, bulino.,
18.Métamorphose III, 1970, acquaforte, bulino, puntasecca, (ill.);
19.Massacro degli innocenti, 1970, bulino, (ill.);
20.Paysage - plante, 1971, acquaforte, bulino,.;
21.Escargot et compte fil 1971, bulino,
22.Ville détruite, 1971, acquaforte,
23.Fleurs, 1971, acquaforte, bulino, (ilI.);
24.Après, 1973, acquaforte, acquatinta,
25.Qui sait?, 1973, acquaforte, bulino, puntà secca (ill.);
26.L’ange et linceul, 1973, acquaforte, bulino.;
27.Arbre et coquillage, 1974, acquaforte, bulino, (ill.);
28.Un point, c’est tout, 1978, acquaforte, bulino, (ill.);
29.Les temples de la nuit, 1979, acquaforte, bulino, (ill.);
30.Restes, 1980, bulino, (ill.);
31.Fiori d’inverno, 1989, bulino, maniera nera,
32.Arbre, 1989, (ill.);
Cascata d’albero, 1989, acquarello, 100x70 cm.;
L’ombre, la lumière, 1990, bulino, maniera nera, (ill.);
Albero secco V, 1990, inchiostro, 100x70 cm.;
La burrasca, 1990, acquarello, 34x51,5 cm.
Il catalogo riporta l’introduzione di Silvia Dell’Orso, testo già pubblicato, salvo leggere variazioni, in Arte fantastica e incisione. Incisori visionari dal XV al XX secolo, e successivamente nel catalogo della mostra alla Galleria Forni Tendenze del 1992.
Vittorio Sgarbi scrive:
“In Velly sempre: verità e consolazione, consapevolezza e incanto, disperazione e sospensione. E sempre, ovunque, un cupio dissolvi come atteggiamento davanti al tempo e non senza uno strano spirito religioso, come sembrano dichiarare quegli altari nella natura e alla natura che sono i suoi quadri. Natura continuamente minacciata dall’Apocalisse, senza il sublime Romantico e invece in luci crepuscolari. Tutto ciò che è, è sul punto di finire: lo vediamo un attimo prima che scompaia. La vera bellezza è soltanto questa: non il nulla, ma proprio ciò che è sul punto di finire”.
(cfr. Vittorio Sgarbi, A un passo dall’Apocalisse,
in «l’Europeo», n. 17, Milano, 30 aprile 1993, p.80).
La mostra è nel novero delle 23 gallerie associate all’Argam e, per il ventesimo anniversario dell’Associazione, raccolte sotto il titolo ‘Anni ‘90: “Tradizione e Prospettive”. Il catalogo dell’iniziativa, nel quale la Galleria Don Chisciotte è presente con la mostra di Jean-Pierre Velly presentata da Jean Leymarie e Roberto Tassi, viene introdotto da Carmine Siniscalco.
Romaa, 19 ottobre-28 novembre,
Accademia di Francia-Villa Medici,
Jean-Pierre Velly.
A tre anni dalla scomparsa, prima retrospettiva comprendente 121 opere tra dipinti e disegni e 47 incisioni.
Sono esposti, come da elenco in catalogo:
Dipinti e Disegni:
1.Ritratto di Arthur, 1972, punta d’argento, cm 31x23
2.Ritratto di ragazza, 1972, punta d’argento su carta, cm 41x32
3.Ritratto di vecchio, 1972, punta d’argento, cm 38x28
4.Testa, 1972, punta d’argento su carta, cm 32x42
5.Arbre, 1976, matita, inchiostro e acquarello, cm 41x31
6.Etoiles, 1976, matita, inchiostro e acquarello, cm 28x20,5
7.Les immortels I, 1976, inchiostro e acquarello, cm 28x20,5
8.Rosa, 1976, acquarello e matita, cm 28x20
9.Almanecer, 1977, matita e inchiostro, cm 20x27
10.Dissociation, 1977, matita, inchiostro e acquarello, cm 45x31
11.Inconnue, 1977, matita e acquarello, cm 53x38
12.Les immortels II, 1977, matita, inchiostro e acquarello, cm 40x28
13.Les immortels III, 1977, matita, inchiostro e acquarello, cm 45x30,5
14.Mancanza, 1977, matita, inchiostro e acquarello, cm 44x30
15.Mystère, 1977, matita, inchiostro e acquarello, cm 28x21,5;
16.Voi m’avete inchiodato, 1977, matita e inchiostro su carta, cm 53x38
17.Luce, 1978, matita, inchiostro e acquarello, cm 24x15
18.Passe, 1978, inchiostro e acquarello, cm 44,5x31, ;
19.Rien, 1978, matita, inchiostro e acquarello, cm 45x31
20.Sfera, 1978, tecnica mista, cm 45x30
21.Ti sei mutato nell’oscurità, 1979, tecnica mista, cm 42x33
22.Topo, 1979, tecnica mista, cm 56x38
23.Civetta, 1980, inchiostro, cm 67x50
24.Lacrime di sangue, 1980, acquarello e matita, cm 56x30,
25.Mia vita bruna fuggita, 1980, tecnica mista, cm 43x27,5,
26.Pipistrello, 1980, acquarello, cm 55x77,
27.Sccarabeo verde, 1980, tecnica mista, cm 38x25,
28.Segno dipolvere, 1980, tecnica mista, cm 19x 15,5 ,
29.Senza il tuo sole hero, 1980, acquarello, cm 20x30,
30.Senza scudo di tenebre, 1980, acquarello, cm 77x55,
31.Tavolo sul mare, 1980, olio su tavola, cm 49x34
32.Tempesta e pipistrello, olio su tavola, cm 95x70
33.In lacrime dipianto, 1980-198 1 , tecnica mista, cm 56x39
34.Crostaceo, 1981, acquarello, cm 38x56
35.Gambero, 1981 , acquarello, cm 38x56
36.Fiore caduto, 1982, acquarello, cm 76x57,
37.Fiori, 1982, acquarello, cm 50x70,
38.Fiori vasetto bruno, 1982, acquarello, cm 35x50
39.Piccoli fiori scuri, 1982, olio, cm 26,5x19
40.Vaso di flori sul mare, 1982-1983, tempera, cm 78x56,
41.Amour en cage, 1983, acquarello, cm 39x28
42.Finestra I, 1983, acquarello, cm 39x28
43.Fiori di Lucia, 1983, acquarello, cm 28x38
44.Fiori di Spagna, 1983, acquarello, cm 39x56
45.Fiori sulla riva del mare, 1983, acquarello, cm 76x55,
46.I due vasi, 1983, acquarello, cm 56x39,
47.Intreccio, 1983, acquarello, cm 78x56,
48.Paesaggio blu, 1983, acquarello, cm 56x39,
49.Pirouette, 1983, acquarello, cm 78x56,
50.Rovi, 1983, acquarello, cm 56x78,
51.Fiori lunari, 1984, acquarello, cm 78x56
52.Grande paesaggio con fiori rossi, 1984, acquarello, cm 78x56
53.L’ora misteriosa, 1984, olio su tavola, cm 50x30
54.Mattino, 1984, acquarello, cm 77x55,5
55.Notturno, 1984, acquarello, cm 78x56
56.Ortiche, 1984, acquarello, cm 38x55,
57.Ranuncoli, 1984, acquarello, cm 27,5x38,5,
58.Sera, 1984, acquarello, cm 76,5x55,5)
59.Allacio rosa, 1984, acquarello, cm 77,5x55,5,
60.Tramonto, 1984, acquarello, cm 77x55,5,
61.Abete, 1985, acquarello, cm 76x57,
62.Alba, 1985, acquarello, cm 77x56,
63.Autoritratto, 1985, punta d’argento,
64.Finestra con tenda, 1985, olio su tela, cm 50x70
65.Fiori, 1985, acquarello su carta, cm 72x1 8
66.Fiori di campagna, 1985, acquarello, cm 55,5x77
67.Fiori sul mare, 1985, olio su tela, cm 80x60,
68.Fiori sulla spiaggia, 1985, acquarello, cm 77x56,
69.Mare, 1985, acquarello, cm 75,5x 56,5, coll.
70.Montagna, 1985, acquarello, cin 75,5x 56,8,
71.Montagne, 1985, olio su tela, cm 97x70
72.Notturno, 1985, acquarello, cm 55,5x77
73.Onda, 1985, acquarello, cm 56x77,
74.Pour Dürer, 1985, acquarello, cm 28x 38,8
75.Topo morente, 1985, acquarello, cm 55x38
76.Anemoni, 1986, olio su tela incollata su tavola, cm 50x70
77.Après, 1986, olio su tela, cm 140x97,
78.Arbusti, 1986, acquarello, cm 43x28,
79.Autoritratto, 1986, inchiostro e matita, cm 48x34,
80.Autoritratto, 1986, olio su tavola, cm 95x70,
81.Bucranio, 1986, olio su tavola, cm 70x97,
82.Campagna Romaana, 1986, tempera, cm 28x39,
83.L’onda, 1986, tempera, cm 77x55,4
84.Montecelio, 1986, olio su tavola, cm 48x70
85.Nudo con Lenzuoto, 1986, matita, cm 57x76
86.Paesaggio, 1986, olio su tavola, cm 70x50
87.Prima dell’ombra, 1986, tempera, cm 56x38, coll.;
88.Reliquie, 1986, tempera, cm 56x38
89.Tramonto, 1986, tempera, cm 38x56
90.Un peu plus de lumiere, 1986, acquarello, cm 34x52, coll.;
91.Autoritratto a grandezza naturale, 1987, matita, cm 76x57
92.Autoritratto con orologio, 1987, matita, cm 76x57
93.Disperazione del pittore, 1987, acquarello, cm 92x 61,5
94.Nudo, 1987, matita, cm 57x76
95.Nudo seduto, 1987, matita e sanguigna, cm 57x76,
96.Nudo sul letto, 1987, matita e sanguigna, cm 70x100,
97.Raffaella, 1987, matita e sanguigna, cm 76x57
98.Teresa, 1987, matita e sanguigna, cm 70x100,
99.Tiziana, 1987, matite colorate, cm 76x57
100.Albero IV, 1988, inchiostro, cm 100x70
101.Albero a Formello, 1988, inchiostro, cm 1 00x70
102.Grande paesaggio, 1988, olio su tela, cm 150x100
103.Natura morta, 1988, olio su tavola, cm 60x80
104.Piccolo paesaggio, 1988, olio su tela incollata su tavola, cm 60x80
105.Studio d’albero II, 1988, inchiostro, cm 76x57,
106.Studio d’albero III, 1988, inchiostro, cm 100x70
107.Autoritratto, 1989, matita, cm 100x70
108.Cascata d’albero, 1989, acquarello, cm 100x70
109.I cardi blu, 1989, olio su tela, cm 104 x 78
110.La casa sulla rupe, 1989, acquarello, cm 115 x 86
111.Grande tramonto, 1989, acquarello, cm 106x150
112.Nudo grande, 1989, matita, cm 100 x 145,
113.Ritratto di Giuliano de Marsanich, 1989, matita, cm 70x50
114.Sutri I, 1989, acquarello, cm 100x70
115.Tramonto a Formello, 1989, acquarello, cm 96,5x70,5
116.Tramonto verde, 1989, acquarello,cm 70x100
117.Vecchio albero, 1989, inchiostro, cm 1 00x70,
118.Vecchia quercia in autunno, 1989, acquarello, cm 70x100,
119.Albero n. 5, 1990, inchiostro, cm 100x70,
120.La grande burrasca, 1990, acquarello, cm 75,5x106,
121.La burrasca, 1990, acquarello, cm 34x51,5,
122.Rudere, 1990, acquarello, cm 54x35,
Incisioni:
1.Main crucifiée, 1964, acquaforte su zinco,
2.Etude de pied en croix, 1965, acquaforte su zinco,
3.La clef des songes, 1966, bulino su rame;
4.Vieille femme, 1966, bulino su rame;
5.Arbre et sphere, 1967, acquaforte su zinco;
6.Esquisse triplyque, 1967, acquaforte su rame,
7.Maternité I, 1967, acquaforte e bulino su rame,
8.Maternité II, 1967, bulino su rame, mm 1 10x145;
9.Maternité au chat, 1967, acquaforte e bulino su rame;
10.Mascarade pour un rire jaune,1967, acquaforte e bulino su zinco;
11.Valse lente pour l’Anaon (triptyque) , 1967, acquaforte e bulino su rame,
12.Faux Carnaval, 1968, acquaforte su rame;
13.Portrait de Rosa, 1968, acquaforte su rame;
14.Rechute, 1968, acquaforte su rame;
15.Rosa au soleil, 1968, bulino e acquaforte su rame;
16.Trinità dei Monti, 1968, bulino e acquaforte su rame,
17.Femme, 1969, bulino su rame,
18.Le ciel et la mer, 1969, acquaforte su rame;
19.Senza rumore I, 1969, acquaforte e bulino su rame;
20.Tas d’ordures, 1969, acquaforte e bulino su rame;
21.Le ciel et la mer, 1969, acquaforte su rane;
22.Débris, 1970, bulino su zinco;
23.Massacre des innocents, 1970-1971, bulino e acquaforte su rame,
24.Métamorphose I, 1970, acquaforte, bulino e puntasecca su rame
25.Métamorphose II, 1970, bulino e acquaforte su rame,
26.Métamorphose III, 1970, acquaforte, hulino e puntasecca su rame,
27.Métamorphose IV, 1970, bulino su rame;
28.Petit crane, 1970, acquaforte su rame,
29.Suzanne au bain, 1970, acquaforte e puntasecca su rame,
30.Escargot et compte fil, 1971, bulino su rame,
31.Fleurs, 1971, acquaforte e bulino su rame,
32.Paysage plante, 1971, acquaforte e bulino su rame;
33.Ville détruite, 1971, acquaforte su rame;
34.Après; 1973, bulino, acquaforte e acquatinta;
35.Enfin, 1973, acquaforte e bulino;
36.L’ange et linceul, 1973, acquaforte e bulino su rame,
37.Qui sait?, 1973, acquaforte, bulino e puntasecca su rame,
38.Arbre et coquillage, 1974, acquaforte e bulino,
39.N’amassez pas les trésors, 1975, acquaforte e bulino su rame,
40.Un point, c’est tout, 1978, acquaforte e bulino su rame,
41.Arbre, 1979, acquaforte e bulino su rame, (curvo nella parte superiore);
42.Les temples de la nuit, 1979, acquaforte e bulino su rame,
43.Restes, 1980, bulino;
44.Le rat mort, 1986, bulino;
45.Arbre, 1989, bulino;
46.Fleurs d’hiver, 1989, bulino e maniera nera,
47.L’ombre, La lumière, 1990, bulino e maniera nera
In catalogo, dei Fratelli Palombi Editori, una introduzione di Jean-Marie Drot, Direttore dell’Accademia di Francia a Romaa, che ripropone anche il colloquio con Velly del 1989, i saggi di Marisa Volpi e di Michel Random, un’antologia di scritti su Velly (Sciascia 1978, Leymarie 1984, Moravia 1984, Soavi 1986, Volpi 1986, Sgarbi 1988, Soavi 1988, Tassi 1988).
Marisa Volpi sottolinea:
“Velly dipinge, e soprattutto disegna continuamente, e incide tronchi e radici labirintici, protuberanti e intrecciati come mandragore, vegetali irregolari, scheletri umani o animali, nudi di donna. Il disegno offre la magia di un gorgo messo a giorno. E sottende la pittura. Tra i paesaggi dipinti negli ultimi due anni di vita cominciano ad emergere ii tufo Romaano, soli divisionisti dei laghi laziali, il verde rubensiano di Sutri. Un sud ancora una volta visto da un nordico, come nella lunga teoria dei viaggiatori del Grand Tour.
Tra i non molti ritratti dipinti o disegnati prevalgono gli autoritratti e rivelano un’idea di sé mitomane, appassionata, distante nel tempo e nello spazio, una vecchiaia preannunciata. Anche se lo ricordo parlare o gestire animatamente, mi appare ora asciutto e silenzioso come nell’Autoritratto a matita del 1989, o in quelli solenni dell’87”.
Lorenza Trucchi scrive:
“Il referente, meglio la coscienza occulta di Velly, fu Dürer, una influenza diretta, quasi testuale che si manifestò sin dagli inizi quando l’artista praticava esclusivamente l’incisione: per lui non solo una tecnica ma una vocazione. Uomo del nord, neogotico, egli adottò il linguaggio di Dürer, minuzioso e limpido, pungente e fluido, basato su un sistema esatto, geometrico, e caratterizzato da un segno che tutto distingue pur puntando alla totalità ed alla simultaneità. Ricordo come Velly, nei primi anni Settanta, trasformasse le foreste Düreriane gremite di simboli teologici e metafisici, in accumulazioni di oggetti, persino in discariche di rifiuti, quasi un pop anomalo, visionario e apocalittico. Trasferitosi definitivamente a Formello, Velly sente la suggestione della campagna romana e di una luce intensa e cangiante. Le sue incisioni presto si connotano per forti effetti di chiaroscuro: dilaganti bagliori lacerano la profondità dell’ombra. si insinua una tentazione Romaantica che l’artista domina con esercitata perizia sino al limite del virtuosismo. si vedano alla mostra «Massacre des innocents» ( 1970) , quasi un omaggio a Seghers ed ad Ensor, e «Les temples de la nuit» (1979) e «Qui sait?» (1973), che echeggiano il simbolismo di Redon. Ma ben presto Velly si rende conto che l’eccesso di mestiere può nuocergli sino a fame il manierista di se stesso e proprio per uscire da questa impasse incomincia a dipingere. A indicargli la strada è ancora Dürer, il Dürer intimo, delicato, fragrante degli acquarelli e dei guazzi che riproduce con umiltà le cose della natura «come sono». Nascono così, a partire dagli anni Ottanta, le mirabili serie degli acquarelli che costituiscono il fulcro della mostra di villa Medici.
Velly si rivolge alla natura giacchè in essa è la verità. Ricordiamo ora un passo degli scritti teorici di Dürer: «La vita della natura manifesta la verità. . . quindi osservala diligentemente ed attieniti ad essa». La verità, che già opportunamente il pittore tedesco distingueva dalla realtà, è dunque seppellita nella natura e solo chi può estrarla la possiede. Con diligente, scrupolosa manualità artigiana ed estremo rigore formale, Velly indaga la natura, spesso per brani, per campioni, scelti dal mondo animale e vegetale. Ogni particolare lo attrae, anche il più umile e scostante. Il suo pennello è affilato come un bisturi, il foglio si trasforma in un tavolo anatomico, c’è infatti qualcosa di crudele, spietato e, insieme, di amorevole e doloroso, nei suoi acquarelli di piccoli animali e insetti morti. Altre volte il pittore crea delle vedute decisamente Romantiche, quasi alla Turner, collocando in primo piano mazzi di fiori dipinti con capillare e capzioso verismo. Elemento unificante e coibente è la luce: di fatto il vero soggetto del dipinto.
(cfr. Lorenza Trucchi, La spinta della luce,
in « Il Giornale nuovo», Milano, 7 Novembre 1993).
Osserva Marisa Volpi nella lucida e appassionata introduzione al catalogo:
«Nei dipinti di Jean-Pierre Velly emoziona la spinta vibrante della luce; una luce che viene dal buio». E anche questa luce, pur carica di valenze simboliche, il pittore la vuole analizzare scomponendone il magma incandescente in miriadi di sottilissimi raggi, quasi un anomalo divisionismo. Un procedimento che raggiunge il massimo nel paesaggio del 1986 «Un peu plus de lumière» e nel Tramonto verde» del 1989. Dunque, fino all’ultimo una ostinata precisione, una perseveranza artigiana che si fa ascesi, ma anche una sorta di dolcissima esaltazione: «Con il colore, afferma in un dialogo con Jean-Marie Drot, avvenuto poco prima della tragica morte, mi piacerebbe raccontare che nulla è grave».
Sarebbe tuttavia un errore pensare ad uno stato di leggerezza, di serenità. Velly è un temperamento «faustiano», il suo travaglio interiore e insanabile, ne sono prova molti, bellissimi autoritratti, dove ci appare come un personaggio remoto, fuori del tempo. Come Dürer «un uomo di dolore» dominato e segnato da una «melancholia generosissima»”.
E Marco Vallora:
“Ed è credibile che chi, con che sofferente umiltà, ai piedi del bellissimo ritratto di Giuliano de Marsanich, suo amico e gallerista-mecenate, scriveva con sgomento « I miei limiti sono immensi» - giocando proprio su questo contrasto hoelderliniano tra immensità del cielo espressivo e piccolezza del tratto del punto umano, che incontra e ferisce per sempre l‘epidermide vulnerabile della lastra - è davvero credibile che qualcosa volesse aggiungere ancora di parlante, di «giustificatorio»; ma mai di lamentoso, di querulo. «Lasciatemi la mia notte»: come un tacito accordo. La notte anche del segno, del non espresso gorgo dell’alchimista che incide direttamente dentro il pus irrimediabile della vita. Incidere, «graver»: se vogliamo fantasticare un’etimologia, c’è sempre un annunzio di gravità, di sofferenza, in questo impulso di tratto (il «punto» lo chiamava barthesianamente Velly: Un punto ed è tutto) in cui qualcosa di grave, di irrimediabile accade sul foglio: la romantica sfida - folle e dannata dell’artista-demiurgo. «Sull’ardesia delle mie angosce ho scritto i miei ricordi».
… Da Rembrandt e da Goya, Velly ha imparato la grande scommessa di dipingere soltanto la luce, anzi, l’ombra.
E scrive: «Le mie notti bianche erano i miei giorni. Come si assomigliano l’alba e il tramonto, a rovescio». Racconta proprio questi innaturali «rovesci»; fosforescenti notturni in cui esplode pulviscolare la fistola del tramonto, cieli inventati che scoppiano acquosi come negli amati Calvari di Altdorfer, irritati dal crepuscolo come da un eritema melanconico. E su questi sfondi sbiancati s’inscrive spesso il gioco di diteggiatura - anchilosato dal ghiaccio, degno di un Jansen - dei rami di alcheghengi o di sassifraga, Disperazione del Pittore”. [. . . I Forse le cose più belle sono proprio queste pagine d’atlante, di bestiario, pipistrelli trafitti da spilli d’inchiostro, ramarri dallo sguardo bifido ed infido, scarabei dal passo lenticolare ed infermo che tentano di raggiungere fiori che non gusteranno mai.
E il momento funebre e geloso in cui si spezza la corazza del crostaceo. E questo fa l’artista: spolpa voluttuosamente le cartilagini del mondo.
(cfr. Marco Vallora, La sfida folle e dannata di Velly,
in «La Stampa», Torino, 8 novembre 1993).
E Luigi Lambertini:
“C’è quasi la freddezza dell’entomologo che trafigge la sua preda con lo spillone, ma c’è anche nel senso dell’effimero una commovente solidarietà e una laica pietas, che induce chi guarda a vincere ogni istintiva repulsione, magari davanti a quel ratto appeso a un filo o al pipistrello inchiodato alla parete con le ali inutilmente spalancate.
Anche le luci e i colori e soprattutto i gialli solari, che nei paesaggi laziali bruciano come un’esplosione, trasfrerendoli dalla realtà alla contemplazione, concorrono a plasmare questa sorta di gorgo che tutto inghiotte” .
(cfr. Luigi Lambertini, Trafigge la sua preda come un entomologo,
in “Corriere della Sera”, Milano, 24 ottobre).
Guido Almansi scrive:
“La natura è minacciata dall’apocalisse, suggerisce un critico di Velly. Io andrei ancora più in là. La natura è già apocalisse, e il creare è solo una premessa inevitabile alla distruzione. E un’apocalisse quotidiana, in cui il pittore sembra essersi crogiolato, magari con un pizzico di snobismo.
… ecco un pittore di origine francese, che è arrivato a Villa Medici e, dopo aver vinto un celebre premio di pittura, innamorato della luce e del colore dell’Italia del Sud (che però ha influenzato la sua vita più che la sua pittura, come afferma giustamente un critico), ha deciso di stabilirsi nel Lazio per arrivare a Dürer. Non è un po’ curioso? Perché Dürer? Perché certi rami d’albero di Velly (anch’io partirei da lì), osservati malinconicamente dall’artista in tutto il prepotente valore analogico del loro essere contorti, sofferti ad ogni ramificazione e biforcazione, come se la deviazione dalla linea maestra del tronco rappresentasse uno sforzo atroce che segnala lacerazione e tormento, ricordano, alla mente del critico assuefatta alla somiglianza universale, i fili d’erba di Dürer. Forse, forse. Ma “il nero che ti manca” sembra un peso logorantemente personale, nell’illusione che la psicologia individuale possa portarci un po’ più lontano di quella del “Volk”, di un popolo intero. E qui viene la tentazione di scivolare da una scienza fasulla, la Volkspsychologie”, a una scienza altrettanto fasulla, la fisiognomica. Perché, ultima illusione, il destino di Velly sembra segnato sul suo volto.
E un volto tragico, che noi associamo ai più cupi profeti, o al maledettismo Ottocentesco. E non per niente il suo poeta favorito, di cui aveva illustrato le poesie in un’altra plaquette con prefazione di Leonardo Sciascia, è Tristan Corbière, suo conterraneo della Bretagna, uno dei poètes maudits scelti da Verlaine.
… Pittore e acquafortista di strabiliante abilità, interessato soprattutto al mondo naturale in un disprezzo aristocratico (o forse un pò snob, anche qui) per i segni della civiltà industriale, Velly non ha cercato nè il paesaggio (italiano) nella sua crudele luminosità, nè i documenti della sua distruzione, ma un senso cosmico dello spettacolo della natura al limite tra l’essere e il non essere, che è immagine precipua dell’apocalisse. Non mi sembra un artista controcorrente, ma un pittore che nuota lungo un corso d’acqua parallelo, che non è nè quello degli esaltatori nè quello dei denigratori. Noi tutti nuotiamo nella corrente della vita; lui altrove”.
(cfr. Guido Almansi, Sperava di scoprire il buio universale,
in «Arte», a. XXIII, n. 244, Milano, ottobre, 1993, pp.68-69).
Traversetolo (Parma), 18 aprile-28 novembre,
Corte di Mamiano, Fondazione Magnani Rocca,
La collezione Barilla di Arte Moderna.
Sono esposte:
1.La disperazione del pittore, 1987, acquarello su carta giapponese incollata su carta, cm 100x70;
2.Autoritratto, 1988, olio su tela montata su tavola, cm 97 x 70;
3.La quercia, 1989, acquarello su carta, cm 68,5 x 98;
4.L’ora grande, 1989, olio su tela, cm 234 x 148.
In catalogo, le schede delle opere sono redatte da Claudio Zambianchi.
1994
Milano, marzo. Esce un saggio sulle sue opere da parte di Anna Colliva che scrive: Jean-Pierre Velly Un’ipotesi di lettura, in “grafica d’arte”, a. V, n. 17, Milano, gennaio-marzo, pp.28-30).
Venezia, 23-27 giugno, Le Zitelle,
Du Fantastique au Visionnaire.
La mostra, curata da Elia Albarelli (Paesi Scandinavi), Giorgio Di Genova (Italia) e Michel Random (Francia), viene organizzata per presentare la candidatura del Casino del Lido a sede permanente di un centro polifunzionale internazionale dell’arte fantastica e visionaria.
E’ esposta, per la Galleria del Leone 42 incisioni e due disegni:
Vase de fleurs, 1983, acquaforte e bulino, (ill.), pubblicata dalle Edizioni Michèle Broutta, Parigi.
Tra gli altri artisti: Luca Alinari, Siegfried Zademack, Hèlene Csech, Yves Doaré, Erik Desmazières, Michel Henricot, François Houtin, Enrico Baj, Sergio Dangelo, Rosa Estadella, Manina, Gérard Trignac, Ernst Fuchs, Lukas Kandl, Herta Herger, Helmut Leherb, Ugo Sterpini, Martin Bradley, Sergio Zanni.
Nel catalogo, delle Edizioni Bora di Bologna, una introduzione di Maurizio Albarelli e testi di Michel Random e Giorgio Di Genova
Parigi, 9 ottobre-15 novembre,
La Galerie,
Jean-Pierre Velly.
La mostra presenta, del catalogo Bodart, con prezzi che vanno da 300 a 15000 franchi, le incisioni n. 2, 3, 4, 5, 8, 10, 11, 12, 13, 15, 16,17,18,19,20,21,22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 34, 35, 36, 37, 38, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 46, 47, 50, 51, 52, 54, 55, 56, 58, 60, 61, 62, 63, 64, 65; 67, 68, 69, 73, 75, 76, 79, 80, 8 1 , 82; non comprese nel catalogo Bodart: il 60 stato definito della maniera nera del 1970, mm 200x126; L’ombre, la lumiere, 1990, (pubblicata nel catalogo Fratelli Palombi, Romaa 1993); Restes, 1990, bulino, esemplari XI/XX e XII/XX, mm 145x25 cad. (pubblicata nel catalogo Galleria Don Chisciotte, Romaa, 1993); Vase de fleurs, 1989, esemplare E.A. acquarellato, mm 360x270; Arbre, 1989, bulino, esemplare E.A., mm 320x230 (pubblicata nel catalogo Galleria Don Chisciotte, Romaa, 1993); Fleurs d’hiver, 1990, esemplare XIX/XX, mm 230x320.
Sono esposti, inoltre, con prezzi da 10000 a 25000 franchi:
1. Le rat mort, acquarello;
2. Le crane et le ciel, acquarello ;
3. Portrait d’un vieil homme, disegno ;
4. Paysage Romaain, acquarello;
5. Etude pour le Bestiaire perdu, acquarello;
6. Eclats, acquarello;
7. Portrait de Luigi, acquarello;
8. Poivron rouge horizon, acquarello;
9. Etude pour une vague, acquarello;
10. Crane éclaté, disegno a penna;
11. Portrait étude de Rosa, disegno a matita;
12. Etude pour l’Acrobate, inchiostro e collage;
13. Etude pour le Bestiaire perdu, inchiostri colorati;
14. Etude pour l’ange et linceul, inchiostri colorati;
15. Etude pour l’Ange et Linceul, inchiostro;
16. Etude pour Enfin, matite colorate;
17. Etude pour Tête flottante, inchiostro e collage;
18. Etude pour Les temples de la nuit;
19. Etude pour un corps de femme;
20. Etude pour un corps de femme II;
21. Dessin de vagues, inchiostro seppia;
22. Grande figure assise (Luigi-homme nu).
Nel catalogo-cartella stampa viene riproposto il testo di Jean-Marie Drot,
Jean-Pierre Velly o il tempo dominato, del 1993.
1998
Brescia, novembre-dicembre,
Galleria dell’Incisione,
Jean-Pierre Velly.
Opere esposte, come da elenco in catalogo:
1.Studio per Grande vecchia, 1966 ca., china, cm 31,1x42;
2.Studio per La chiave dei sogni, 1966 ca., china, cm 37,8x45;
3.Studio per Acrobata, 1966 ca., china, cm 17,8x17,3;
4.Studio per Infine, 1973 ca., matita colorata, cm 17,5x25;
5.Studio per L’angelo e il lenzuolo I, 1973 ca., matita colorata, cm 17,6x25,1;
6.Studio per L’angelo e il lenzuolo II, 1973 ca., matita colorata, cm 17,6x21,6;
7.Studio per Rondels pour Après, 1978, inchiostro e acquarello, cm 44,7x30,7;
8.Civetta, 1980, inchiostro, cm 67x50 (ill., in copertina);
9.Finestra con tenda, 1985, olio su tela, cm 50x70;
10.Autoritratto con la mano sinistra,1987, matita, cm 76x57;
11.Grande figura seduta-Luigi, matita, cm 71,4x51,3;
12.Paesaggio, tecnica mista, cm 3 1 ,6x48;
13.Studio di mani, china, cm 34,1x22,8;
14.Studio per Bestiario perduto, china e acquarello, cm 18,8x15;
15.Il cranio e il cielo, acquarello, matita e china, cm 42,8x30;
16.Ritratto di vecchio, matita, (ill.);
17.Studio per onda, acquarello, (ill.);
18.Campagna Romaana, acquarello, (ill.);
Mano crocifissa, 1964- 1968, acquaforte su zinco;
Grottesco IV, 1965, bulino su zinco;
Grottesco V; 1965, bulino su zinco;
Grottesco VI 1965, bulino su zinco;
Torre tubo, 1965, acquaforte su zinco;
Bébé vecchio, 1965, bulino su rame,
La chiave dei sogni, 1966, bulino su rame
Acrobata, 1966, bulino, cm;
Valse lente pour l’anaon, 1967, acquaforte e bulino,
Maternité, 1967, acquaforte e bulino su rame,
Maternité II, 1967, bulino su rame,
Scherzo trittico, 1967, acquaforte su rame,
Rosa al sole, 1968, bulino e acquaforte su rame, cm
Trinità dei Monti, 1968, bulino e acquaforte su rame,
Acqua di colonia Ma Joie, 1968, bulino, acquaforte e puntasecca su rame,
Ritratto di Rosa, 1968, acquaforte su rame;
Mucchio di spazzatura, 1969, acquaforte e bulino su rame,
Il cielo e il mare, 1969, acquaforte su rame,
Susanna al bagno, 1970, acquaforte e puntasecca su rame;
Débris, 1970, bulino su zinco, cm8,5x19;
Metamorfosi I, 1970, acquaforte, bulino e puntasecca su rame, cm 35x25;
Massacro degli innocenti, 1970-1971, acquaforte e bulino, cm 30x40 (ill.);
Infine, 1973, acquaforte e bulino, cm 17,4x24,5;
Albero e conchiglia, 1974, acquaforte e bulino, cm 12,7x9,6 (ill.);
Resti, 1980, bulino, cm 14,5x22,5;
L’ombra, la luce, 1990, bulino e maniera nera, cm 19,5x22.
2001
Muore Rosa Estadella Velly dopo una lunga malattia.
Bologna, 10 novembre 2001 - 10 gennaio 2002,
Galleria Forni, Europei erranti.
Viene presentato: Albero, 1988, inchiostro, cm 100x70.
In catalogo un testo di Marco Di Capua.
2002
Brescia, 20 aprile- 10 giugno,
Galleria dell’Incisione, Albero.
Viene esposto: Vecchio albero, 1984, inchiostro, cm 100x70, coll. Vittorio Volpe.
Formello, 27 aprile - 30 luglio
Musée de l’Agro Veientano
Jean-Pierre Velly
Prima mostra museale dell’opera incisa
Catalogo del Museo dell’Agro Veientano, a cura del prof Giuseppe Appella
(Edizioni della Cometa, Romaa).
Viene esposto l’opera incisa quasi completa (frutto di un lascito dell’artista, della moglie Rosa e dei figli Arthur e Catherine). Inoltre viene esposto rami, fotografie e le numerose pubblicazione sull’artista.
leggere i testi di Giacomo Sandri, Iefke Van Kampen e Vincio Prizia
2003
Parigi, maggio
Galerie Michèle Broutta (in collaborazione con la Galleria del Leone, Venezia)
Trois graveurs en Italie : André Beuchat, Roberto Stelluti, J.-P. Velly.
Clermont Ferrand, ottobre
Museo d’Arte Roger-Quilliot
Un point c’est tout
Prima mostra museale in Francia, curata da Julie e Pierre Higonnet
Antologica delle incisioni e alcune opere singole sono esposte durante la Triennale Mondiale del incisione di piccolo formato (Chamalières)
leggere la prefazione (in francese)
vedere il catalogo
2006
Rueil-Malmaison
Les Visionnaires
2007
Firenze, 19 aprile - 25 maggio
Le Malinconie di Jean-Pierre Velly
Parigi, Aprile
Fiera internazionale dell’incisione
Grand Palais, Galleria del Leone
Allestimento dedicato a Jean-Pierre Velly ed Erik Desmazières
Settembre. Nascita a Bogota di Michaela e Jean-Pierre Velly, figli di Arthur et Jannethe Velly.
2009
Parigi, Giugno
Fiera internazionale dell’incisione
Grand Palais, Galleria del Leone
Allestimento dedicato a Jean-Pierre Velly
31 Ottobre - 6 febbraio 2010 : Mostra al Museo Panorama in Turingia (Germania)
2010
Parigi, Aprile
Fiera internazionale dell’incisione e del disegno
Grand Palais, Galleria del Leone
Allestimento dedicato a Jean-Pierre Velly
2011
Parigi, Aprile
Fiera internazionale dell’incisione e del disegno
Grand Palais, Galleria del Leone
Allestimento con acquerelli e disegni di Jean-Pierre Velly
2012
Primavera
Gli incisori visionari di Parigi 1960-2000
Museo Panorama, Bad Frankenhausen, Germania
2016
Mostre personali (cataloghi)
1965 Tolone, Francia, Galerie Vanel
1968 Berna, Svizzera, Galerie Anlikerkeller
1969 Milano, Italia, Galleria Transart
1970 Grenchen, Svizzera, Galerie Toni Brechbühl
1970 Napoli, Italia, Galleria d’Arte San Carlo
1971 Padova, Italia, Galleria Caleidoscopio
1971 Roma, Italia, Galleria Don Chisciotte
1971 Torino, Italia, Galleria Davico
1972 Berna, Svizzera, Galerie Schindler
1972 Modena, Italia, Galleria Wiligelmo
1972 Roma, Italia, Galleria Don Chisciotte
1973 Cremona, Italia, Galleria Botti
1973 Quimper, Francia, Galerie Fouillen
1974 Roma, Italia, Galleria Don Chisciotte
1975 Milano, Italia, Galleria Transart
1976 Parigi, Francia, Galerie l’Œuf du Beau-bourg
1976 Amsterdam, Olanda, Galleria Forni
1977 Palermo, Italia, Sellerio
1977 Brindisi, Italia, Circolo d’arte Falento
1977 Londra, Inghilterra, Aberbach Fine Art
1978 Roma, Italia, Studio S. Arte contemporanea
1978 Pescara, Italia, Galleria Arte d’Oggi
1978 Roma, Italia, Galleria Don Chisciotte
1978 Bari, Italia, Expo Arte
1979 Brescia, Italia, Galleria Schreiber
1979 Padova, Italia, Galleria d’Arte Stevens
1979 Torino, Italia, Art Club
1979 Molfetta, Italia, Galleria l’Incontro
1980 Concarneau, Francia, Galerie Gloux
1980 Roma, Italia, Centre Culturel Français
1980 Roma, Italia, Galleria Don Chisciotte
1981 Roma, Italia, Temple University, Tyler School of Art
1982 Formello, Italia, L’Arca Antichità
1982 Parigi, Francia, FIAC
1983 Parigi, Francia, Galerie Michèle Broutta
1984 Milano, Italia, Galleria Gian Ferrari
1986 Roma, Italia, Galleria Don Chisciotte
1988 Roma, Italia, Galleria Don Chisciotte
1989 Parma, Italia, Galleria Sanseverina
1991 Le Revest, Francia, Association Elstir
1991 Roma, Italia, Galleria Don Chisciotte
1992 Bologna, Italia, Galleria Forni
1993 Roma, Italia, Académie de France, Villa Medici
1994 Parigi, Francia, Galerie Belfond
1998 Brescia, Italia, Galleria dell’Incisione
2002 Formello, Italia, Museo dell’Agro Veientano
2003 Clermont-Ferrand, Francia, Musée d’Art Roger-Quilliot
2007 Firenze, Italia, Fondazione Il Bisonte
2009 Bad Frankenhausen, Germania, Panorama Museum